La fanciulla delle nevi e gli elfi del Natale
In una notte d’inverno così limpida che le stelle sembravano diamanti posati sul cielo, nacque una giovane fanciulla fatta di pura neve e luce. Gli spiriti del vento le diedero un nome: Neveluna.
Aveva lunghi capelli bianchi come il ghiaccio del nord, occhi color dell’aurora e un passo leggero che non lasciava tracce sul manto innevato. Il suo compito era custodire la pace dei boschi durante l’inverno, far brillare i cristalli di neve e cullare il silenzio fino al ritorno della primavera.
Ma quella notte era diversa: il cielo tremolava di una luce rossa, e un suono lontano — un tintinnio di campanelli — attraversava il vento. Curiosa, Neveluna seguì quella melodia fino a una radura illuminata da mille piccole lanterne.
Lì, tra i pini carichi di neve, vide un gruppo di elfi indaffarati.
Indossavano cappucci verdi e rossi, e correvano da una parte all’altra caricando pacchi su una slitta d’oro. Al centro, una renna dal naso brillante brontolava perché una corda si era annodata.
Neveluna osservò la scena con stupore. Non aveva mai visto nulla di simile.
«Chi siete voi?» chiese, scendendo silenziosa come un fiocco di neve.
Gli elfi si voltarono di scatto. Il più anziano, con la barba intrecciata e un cappello con tre campanellini, fece un passo avanti.
«Io sono Timo, capo degli elfi di Babbo Natale. E tu, spirito di ghiaccio, che vieni senza far rumore nel cuore della notte?»
«Mi chiamo Neveluna,» rispose con un sorriso. «Ho sentito la vostra musica nel vento. State forse preparando qualcosa di magico?»
Gli elfi risero tutti insieme.
«Magico? Oh sì! È la notte della consegna dei doni! Ma…» Timo sospirò guardando la slitta. «La ruota d’oro del tempo si è rotta, e senza di essa Babbo Natale non può attraversare i cieli. Ci serve una forza magica per ripararla, ma la nostra polvere di stelle si è esaurita.»
Neveluna rimase in silenzio per un attimo, poi guardò il cielo.
«Forse posso aiutarvi. La mia magia non appartiene al fuoco delle stelle, ma alla purezza della neve. Se unite la mia luce ai vostri sogni, potremmo ridare vita alla ruota del tempo.»
Gli elfi si scambiarono occhiate speranzose. Così Neveluna posò le mani sulla ruota spezzata. Dal suo tocco fluì una luce bianca e calma, che si unì alle scintille colorate degli elfi. In pochi istanti, la ruota cominciò a brillare come la luna d’inverno e a girare di nuovo.
Le renne nitrirono felici, la slitta si sollevò da terra e un vento dolce accarezzò la foresta.
Timo guardò Neveluna con gratitudine.
«Hai riportato la magia del tempo. Senza di te, il Natale si sarebbe fermato.»
Neveluna sorrise. «Il Natale non si ferma mai, Timo. Vive nei cuori di chi crede ancora nella bontà e nel sogno.»
Allora un bagliore avvolse la radura: Babbo Natale in persona apparve, con il suo abito rosso e un sorriso che scaldava più di un camino acceso.
«Cara Neveluna,» disse con voce profonda, «hai compiuto un miracolo. D’ora in avanti, ogni vigilia di Natale, la prima neve che cadrà porterà la tua benedizione.»
E così fu. Da quella notte, ogni fiocco di neve che danza nel buio è un segno della fanciulla delle nevi che veglia sul mondo, ricordando a tutti che la vera magia nasce dall’incontro tra generosità e speranza.
⭐ Morale:
La magia più grande nasce quando mondi diversi si uniscono per fare del bene. La bontà, come la neve, cade silenziosa ma illumina tutto ciò che tocca.


